In una porta dell’appartamento di Raffaello in Vaticano, fra la Stanza della Segnatura e quella di Eliodoro, vi è intarsiata una scena curiosissima. L’ opera è di un eccellente intagliatore Giovanni Barile e il disegno è del celebre Raffaello. Si tratta di uno scherzo crudele del Papa nei confronti del borioso poeta Baraballo: il capitombolo del poeta da un elefante.

Ai tempi di Leone X, grande prottetore dei poeti e dei letterati, viveva il poeta Baraballo, detto l’abate di Gaeta. Era una “persona di mente leggerissima, di ingegno balzano, e soprattutto dotato di una grande presunzione” che si reputava superiore a Petrarca nell’arte della poesia.

I suoi modi buffi divertivano molto il Papa e per questo suo modo di essere gli vuole organizzare uno scherzo crudele.

All’ epoca c’era l’usanza di incoronare i grandi poeti in Campidoglio, come fu, appunto, per il grande Petrarca. Il povero scemo credeva di meritare l’incoronazione d’alloro ed era felicissimo.

La data prescelta fu il 26 settembre del 1514, giorno in cui la chiesa festeggia i Santi Cosma e Damian, protettori dei medici e quindi anche della famiglia del pontefice.

Per il grande evento il vecchio abate indossò la toga e tutti gli ornamenti per la celebrazione. La funzione partiva dal palazzo Vaticano, dove il Papa osservava la scena, tutto divertito da una finestra. Baraballo salì in groppa all’ elefante bianco di nome Annone, che il Re di Portogallo aveva donato a Leone, magnificamente inghirlandato.

Era presente tutta la nobiltà romana, la folla e i cardinali.
Tutto procedette bene fino a ponte Sant’ Angelo: ma qui la bestia impaurita dai gridi del popolo e dal suono dei tamburi, gettò per terra il poeta. Si fece tanto male da non poter più andare avanti fino al Campidoglio per ricevere la corona di foglie d’ insalata, bieta e cavoli.

Il Papa fece intagliare questa buffonata nella porta dell’ appartamento in Vaticano per non dimenticare.

Quindi se visitate le stanze di Raffaello non dimenticatevi di Baraballo. Lo troverete immortalato che fa bella mostra di sé tutto tronfio prima della rovinosa caduta a gambe all’ aria.

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